By Luca Folliero
Più che un articolo, questa vuole essere una riflessione sulla pesistica, e in particolare sul modo di affrontare gli esercizi della pesistica, soprattutto nei principianti. Ogni tanto infatti, specialmente sui social, mi capita di imbattermi in video di persone, evidentemente alle prime armi, che chiedono consigli per migliorarsi, sia sulla tecnica che sulla programmazione. È molto difficile dare indicazioni precise a qualcuno che non si conosce se non attraverso un filmato, ma se noto qualche errore il primo consiglio che do è “scarica un po’ il bilanciere fino al punto da riuscire a controllare quello che fai e rivedi quella porzione di movimento”. Lo so, è molto molto molto generico, ma piuttosto che dare la pappa pronta offrendo subito una soluzione, preferisco che ognuno capisca da sé, magari guidato, i propri errori. La trovo una cosa più educativa.
Ora, tra i tanti che sicuramente accettano di buon grado le critiche e i consigli e ingoiano il proprio ego, c’è anche qualche testa dura che si difende dietro un “sì, ma lo fanno anche quelli forti” o “sì, ma vado meglio se carico”.
La prima obiezione non la commento nemmeno, è troppo stupida.
Per la seconda, ragazzi, volete sapere la verità? LA PESISTICA E’ TECNICA, TECNICA E TECNICA! Io non so da dove certe convinzioni saltino fuori però davvero pensiamo che anche senza tecnica o con una tecnica abbozzata si riesca ad avere un qualche tipo di risultato in questa disciplina? Sarebbe come tentare di guidare un’auto senza volante: certo, possiamo sempre accelerare, ma stiamo sicuri che alla prima curva ci accartocceremo contro il guard-rail. Facciamo una serie sgangherata a 60kg, dalla prima all’ultima ripetizione? Ottimo (si fa per dire), dobbiamo pensare: cosa ci sta insegnando un lavoro del genere? Come possiamo pensare che all’aumentare del carico le cose possano migliorare? No, dobbiamo essere consapevoli che la pesistica, come tanti altri sport, è da coltivare con assoluta attenzione. È vero che la curva di miglioramento di un principiante nel tempo è piuttosto verticale, ma che senso ha gioire di un +5kg di strappo quando eseguiamo poi un esercizio brutto? Ok, stappiamo pure la bottiglia, ma andremo avanti fino a quando? Ve lo dico io: fino a quando il movimento non sarà così compromesso da arrivare ad uno stallo insormontabile, nel caso migliore, o ad un infortunio, in quello peggiore. Allora sarà necessario resettare tutto e ripartire, con grande fatica nostra e di coloro che ci seguono, perché la pesistica non è solo razionalità ma anche (direi soprattutto ad alti livelli) istinto, e modificare un pattern motorio che si esegue in così poco tempo, e che per questo è molto internalizzato, è molto molto difficile.
Siamo in un’epoca in cui il consumismo si manifesta anche nelle cose più “marginali”, come lo sport, un’epoca in cui vogliamo avere tutto e subito, in cui le informazioni girano alla velocità della luce e Google sforna più laureati di tutte quante le università messe insieme. Ecco, se vogliamo iniziare a fare pesistica davvero? Prendiamoci il nostro tempo, lavorando con precisione e disciplina, lasciando perdere i chili, che arriveranno poi. Altrimenti il rischio di sembrare scimmiette che giocano con una sbarra di ferro è piuttosto alto.